Alla ricerca del Santo Graal: leggenda o realtà?
Cavalieri, in sella! Si parte alla ricerca del Santo Graal
Storie di cavalieri, viaggi fantastici, battaglie epiche, oggetti magici e misteriosi, …
No, non stiamo parlando della trama di un romanzo fantasy, ma di quella che è stata una ricerca leggendaria che ha acceso la fantasia di numerosi cantastorie ed è al centro di miti, racconti folkloristici e dei più noti poemi cavallereschi.
Oggi vi raccontiamo della ricerca del Santo Graal.
Che si tratti di un calice, un calderone, un disco e qualsiasi forma gli sia stata attribuita nel tempo, le vere motivazioni della ricerca del Graal sono legate ai presunti poteri magici…
Pare infatti, tra gli altri, che donasse vita eterna e conoscenza.
Questo oggetto compare in numerose tradizioni anche molto distanti tra loro. Viene, dunque, spontaneo chiedersi: qual è la sua vera origine?
Tradizione cristiana e i Templari
La leggenda forse più nota – in particolare dal grande successo del best-seller Il Codice da Vinci (2006) – è legata alla religione cristiana medievale secondo la quale il Graal sarebbe la coppa con la quale Cristo celebrò l’ultima cena e nella quale, durante la crocefissione, Giuseppe d’Arimatea ne raccolse il sangue fuoriuscito dalla ferita sul costato.
Per quanto riguarda, inoltre, la sua ricerca e la protezione, ancora oggi circolano affascianti leggende che collegano il Santo Graal all’ordine dei cavalieri Templari.
I Templari erano un ordine dei Ordine religioso-militare creato nel 1119 a Gerusalemme per la protezione dei fedeli in Terra Santa poi soppresso fra il 1307 e il 1314, e in appena duecento anni di attività ottennero potere e ricchezze prima di venir trasformati in un movimento occultista e clandestino.
Come accennato, la principale missione dei Templari è legata alla ricerca e alla protezione del Graal: le leggende narrano infatti che lo abbiano trovato ed è tutt’oggi nascosto in un luogo che solo i cavalieri conoscono.
Origini celtiche

Foto: informazioneconsapevole.com
Il Graal, oltre ad essere indicato come coppa di Cristo, ha tra le sue trasposizioni anche quella di essere un calderone, e questo dato trova alcuni importati riscontri nelle leggende celtiche dei quattro tesori d’Irlanda.
Secondo tali leggende, in antichità i mitici Tuatha Dé Danann, uno dei primi popoli preistorici ad aver colonizzato l’Irlanda, portarono con loro quattro oggetti magici: la Pietra del Destino, la Lancia di Lug, la Spada di Nuada e il Calderone del Dagda.
Quest’ultimo veniva indicato come una larga pentola che non si svuotava mai e non lasciava affamati, ed era un simbolo di abbondanza materiale, conoscenza illimitata nonché un recipiente in cui deporre i defunti per riportarli in vita.
I suoi poteri unici sono gli stessi che si ritrovano nelle leggende sul Graal creando una sorta di particolare antecedente.
Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda
Ma la tradizione celtica s’intreccia anche con una delle più grandi storie cavalleresche giunte fino a noi: il ciclo arturiano.
Re Artù è un personaggio letterario e mitologico presente nella tradizione celtica, delle Isole britanniche e della Bretagna, tra le cui imprese si impegnò duramente per la ricerca del Graal, e con lui si avventurarono in questa disperata ricerca anche tutti i cavalieri della tavola rotonda.
Solo chi si fosse rivelato puro di cuore avrebbe potuto scovare il calice, e tra questi fu solo uno ad avvicinarvisi davvero: Perceval.
Perceval, il Re Pescatore e il Graal
Secondo quanto narrato ne Le Roman de Perceval ou le conte du Graal di Chrétien de Troyes, il poema incompiuto in cui si ha una prima attestazione di questo personaggio, Perceval, ed uno dei primi scritti dove compare il termine “graal”.
Perceval era un giovane tenuto relegato nel suo castello dalla madre nella speranza che non intraprendesse quella stessa crudele carriera che già aveva spezzato la vita del padre e dei fratelli.
Ma, venuto a conoscenza di questo nobile mestiere, Perceval abbandonò la propria dimora per partire per il viaggio che lo rese, infine, cavaliere. L’ambita nomina gli viene, poi, data da re Artù e si unì ai cavalieri della tavola rotonda.
L’incontro più importante della vita del ragazzo avvenne quando, durante uno dei suoi viaggi, s’imbatté nel Re Pescatore, l’ultimo discendente della stirpe dei Re del Graal nonché custode della preziosa reliquia.
Durante un banchetto al castello del Re Pescatore, Perceval scorse per la prima volta diversi oggetti tra i quali la lancia di Longino (con la quale, secondo quanto narrato nelle Sacre Scritture, venne ferito il costato di Cristo morente) e una coppa – o un recipiente – rotonda e profonda che ai suoi occhi apparve come splendente di luce. Si trattava del Graal.
Al suo risveglio, però, ogni cosa meravigliosa sembrò essere sparita, e nessuno a parte lui sembrava essere presente nel castello.
Che sia un oggetto di fantasia o realmente esistito, nel corso dei secoli si sono susseguite intere campagne per la ricerca di questo mitico manufatto i cui poteri magici continuano ad affascinare i più, e dato l’interesse che suscita nelle menti di milioni di persone da secoli, si può dire che in un certo senso il Graal esista davvero.
Autore: One Books
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