Chi erano i misteriosi Vigilanti di Göbekli Tepe?
Quanti misteri si nascondono nella storia?
La storia non smette mai di stupirci con tanti incredibili colpi di scena che ci rivelano un passato che ancora non ci è possibile decifrare completamente nonostante tutti gli strumenti sofisticati di cui disponiamo.
E più si scava attraverso le sabbie del tempo e più emergono nuovi elementi mai presi in considerazione prima che continuano a ribaltare la nostra prospettiva aprendo la strada a infiniti perché.
Uno di questi è il misterioso sito archeologico di Göbekli Tepe, uno dei siti che sta scardinando le convinzioni di studiosi e ricercatori ponendosi come un inaspettato punto di svolta nella storia dell’umanità.
Göbekli Tepe

Foto: turismodelgusto.com
Definita la “Stonehenge d’Asia”, Göbekli Tepe è un sito situato in Anatolia, una regione della Turchia a confine con la Siria. Per intendersi, è l’area in cui si è soliti collocare la Mezzaluna fertile, la culla della civiltà.
La vera ragione per cui Göbekli Tepe sta sconvolgendo i ricercatori è il fatto che, secondo le datazioni, quel luogo è stato edificato e abitato tra il 13.000 e il 12.000 a.C.
Ciò rende quel luogo un sito antidiliviano.
È costituito da 4 circoli di pietre databili tra il 12.000 a.C. (età prediluviana) fino al 4.000 a.C., periodo nel quale di fatto il sito venne abbandonato.
Il “primo tempio” dell’umanità
Secondo Filippo Bardotti, scrittore, docente di Lettere e archeologo che ha dedicato molti dei suoi studi a Göbekli Tepe, la sua vera natura era quella di essere una sorta di “primo tempio” per le popolazioni antidiluviane. L’archeologia ha, infatti, dimostrato che il quel luogo non vi fossero case e focolari, ma sono stati trovati molti resti animali che potrebbero essere stati sacrificati.
Inoltre, è molto probabile che Göbekli Tepe non rappresentasse un importante luogo sacro solo per le popolazioni locali, ma anche per altre provenienti da molto lontano. Questo elemento potrebbe essere confermato dalla scoperta di alcuni oggetti rinvenuti nel sito, ma i cui luoghi d’origine distano centinaia di chilometri di distanza. Ad esempio, sono stati trovati oggetti di ossidiana asteratta da cave lontane 500/600 km!
Le figure antropomorfe di Göbekli Tepe

Foto: enigmaxnews.com
Ma ciò che ha davvero acceso l’interesse degli studiosi sono le numerose raffigurazioni incise su alcune colonne presenti nel sito che riproducono figure zoomorfe e antropomorfe.
Queste ultime, in particolare, presentano fattezze che sembrano fondere in sé uomo e animale.
Secondo Klaus Schmidt, l’archeologo che guidò gli scavi di Göbekli Tepe, quelle misteriose figure sarebbero dei “custodi” o “Vigilanti”.
«I molteplici soggetti animali, antropomorfi e zoomorfi raffigurati dagli artisti preistorici sulle superfici dei pilastri a forma di T potrebbero rappresentare dei Vigilanti, ovvero delle sentinelle o dei guardiani».
Chi erano i Custodi?
Viene dunque da domandarsi che cosa custodissero questi “Vigilanti” e perché Göbekli Tepe avesse assunto una tale importanza millenni addietro…
Secondo Schmidt e Bardotti quel luogo rappresentava un edifico di culto per la sua importante funzione puntuale e astronomica (quindi sapienziale), nel quale evidentemente i Vigilanti avevano il compito di preservarne la conoscenza e preoccuparsi di tramandarla ai posteri.

Foto: mysteriesrunsolved.com
Ma chi erano questi custodi?
Filippo Bardotti per cercare di rispondere a questa domanda ha condotto una lunga ricerca attraverso le preziose fonti antiche di cui conserviamo alcuni frammenti, e di queste le più importanti sono di origine cristiana e mesopotamica.
Per quanto riguarda le seconde, la Lista reale sumerica, un antico testo in lingua sumera che annota le varie dinastie dei re sumerici, riporta che le città erano governate da 7 re coadiuvati da 7 saggi, gli Apkallu.
E ancora, lo storico greco antico babilonese Berosso, nel tracciare la sua Storia di Babilonia ha annotato il fatto che tra questi saggi vi fosse Oannes l’uomo pesce, un uomo descritto e rappresentato con indosso una pelle conciata di pesce. Era trattato come un semidio, e probabilmente era uno dei quei Vigilanti incaricati di tramandare la conoscenza.
Il Libro di Enoch
Oltre alle fonti accadiche, Bardotti ha ritrovato dei preziosi riferimenti a questi custodi di conoscenza anche in fonti cristiane, in particolare negli scritti apocrifi. Di questi, il testo in cui sono presenti i più curiosi riferimenti è il Libro di Enoch.
«E si unirono con loro [donne terrestri] e insegnarono incantesimi e magie e mostrarono loro il taglio di piante e radici… e Azazel insegnò agli uomini a fare spade, coltelli, scudi, corazze da petto… Amezarak istruì tutti gli incantatori e tagliatori di radici… Tamel insegnò l’astrologia e Asradel insegnò il corso della Luna…» Libro dei Viglianti 6, 1-7; 7, 1-6; 8, 1-4; 10,3.
Come suggerisce Bardotti, i Vigilanti sono qui descritti come portatori della conoscenza.
Questa, però, doveva rimanere circoscritta ad un numero ristretto di individui, ma venne erroneamente trasmessa alla massa.
«l loro viso era lucente come il sole, i loro occhi brillavano come lampade ardenti… i loro vestiti una diffusione di piume e le loro braccia come ali d’oro…». Libro dei Segreti di Enoch 1, 1-5.
«Uno di loro era d’aspetto terrificante, come un serpente, il suo manto era variopinto ma molto curo… il suo viso era come una vipera». Frammento del Testamento di Amram.
Comparazione con gli sciamani
Di fatto tutte queste descrizioni hanno molto a che fare con le descrizioni che vengono date nei libri di antropologia degli sciamani.
«[… ] gli occhi avevano di un colore particolare e del tutto innaturale… erano luminosi e sembravano illuminati da una fonte di luce artificiale per noi del tutto innaturale… potevano vedere gli spiriti e interagire con essi al fine di acquisirne o controllarne il potere». W. Bogoras, The Chukchee, New York 1907.
«Gli occhi penetranti possono leggere la tua mente, vedere la tua anima e percepire le tue reali intenzioni… ho conosciuto persone che tremano all’idea di essere osservate dagli occhi “magici”… temono che possano scoprire tutti i loro segreti». J. Narby, F. Huxley, Shamans Thought Time: 500 Years on the Path of Knowledge, London 2001.
Gli sciamani per le popolazioni antiche erano considerati degli autentici portatori di conoscenza, e la lettura di queste descrizioni, proposte da alcuni antropologi, non sembrano così dissimili da quelle che troviamo nei testi sopra citati.
Che i Vigilanti, dunque, fossero degli sciamani? Oppure i reperti di Göbekli Tepe nascondono ancora molti segreti in attesa di venire alla luce?
Autore: One Books
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